(Omelia XXX Domenica del Tempo Ordinario – ANNO A)

“È bello dire ‘Ti amo mio Dio’ – ha detto don Giulio durante l’omelia odierna – Dio ci comanda di amare… ma si può fare?

L’amore non è il sentimento del Romanticismo.

Per gli Ebrei l’amore non era solo sentimento, ma era necessario costruire qualcosa.
Come il fiammifero che accende la fiamma, ma è il pezzo di legno che mantiene il fuoco e la fiamma.

Amare significa quindi
– 1) ringraziare per quello che Dio ha fatto per me, per il bene che mi ha voluto
– 2) obbedire, camminare insieme, fare la stessa cosa che ti rende felice, avere la stessa volontà
– 3) dare tutto me stesso, ossia Dio non vuole tutto da me ma, tutto di me, anche i miei limiti ed i miei peccati.

Ma c’è un secondo comandamento: non puoi amare Dio (verticale) se non ami il prossimo (orizzontale).
Sono due amori che stanno insieme.

Dobbiamo chiedere aiuto per amare Dio, attraverso la mia preghiera e la sua croce.
Quando io mi riempio d’amore, vinco la morte. Non vergognatevi di mendicare amore a Dio”.