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Dal diario dell’accolito Fabio Grassi, in Africa, nella missione della Diocesi di Bologna.
“Domenica 13 agosto. Messa a Mapanda e a Igeleke con Don Enrico. I sacerdoti dicono normalmente due messe, e già questo riempie quasi completamente la giornata.
La giornata è legata alle ore di luce, diciamo dalle 7 alle 19.
Le messe, qui, sono lunghe, ma non esageratamente: partecipate da tanti, cantate, ballate, con un lungo offertorio molto bello, una vera festa, come è la messa.

Ma è il “contorno” che moltiplica i tempi moltissimo.

La messa è il momento in cui la gente, che si sposta a piedi e a volte in situazioni di pioggia o fango, può ritrovarsi insieme.
Quindi è il momento per darsi gli avvisi e ricordarsi i momenti di comunità, per scambiarsi le informazioni.

Ovviamente è anche il momento per gli avvisi più legati alla vita religiosa, quindi presentazioni per battesimi o altri sacramenti, ma anche se qualcuno, con nome e cognome, non si è comportato bene.
E il momento del ritrovarsi a tavola della famiglia e in cui ci si confronta tra tutti.

Diventa spesso anche un momento per fare, dopo la messa, gli incontri del catechismo o dei vari gruppi che animano la vita della comunità.
A questo punto diventa anche necessario pensare a un pasto o, a volte, addirittura dove dormire dato che è impensabile immaginare di passare una giornata senza mangiare oppure ritornare a casa con il buio”.