II Domenica di Pasqua
Le riflessioni di Papa Francesco

“Fratelli, sorelle, lasciamoci risuscitare dalla pace,
dal perdono e dalle piaghe di Gesù misericordioso.
E chiediamo la grazia di diventare testimoni di misericordia”

 

Gesù risorto appare ai discepoli più volte.
Con pazienza consola i loro cuori sfiduciati.
Dopo la sua risurrezione, opera così la “risurrezione dei discepoli”.

Ed essi, risollevati da Gesù, cambiano vita.
Prima, tante parole e tanti esempi del Signore non erano riusciti a trasformarli.
Ora, a Pasqua, succede qualcosa di nuovo.
E avviene nel segno della misericordia.
Gesù li rialza con la misericordia e loro, misericordiati, diventano misericordiosi.

È molto difficile essere misericordioso se uno non si accorge di essere misericordiato.
Anzitutto, vengono misericordiati attraverso tre doni: dapprima Gesù offre loro la pace, poi lo Spirito, infine le piaghe. In primo luogo dà loro la pace.
Quei discepoli erano angosciati.
Si erano chiusi in casa per timore, per paura di essere arrestati e di fare la stessa fine del Maestro.
Ma non erano chiusi solo in casa, erano chiusi anche nei loro rimorsi.
Avevano abbandonato e rinnegato Gesù.
Si sentivano incapaci, buoni a nulla, sbagliati.
Gesù arriva e ripete due volte: «Pace a voi!».

Non porta una pace che toglie i problemi di fuori, ma una pace che infonde fiducia dentro.
Non una pace esteriore, ma la pace del cuore. Dice:
«Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21).

È come se dicesse:
«Vi mando perché credo in voi».
Quei discepoli sfiduciati vengono rappacificati con sé stessi.
La pace di Gesù li fa passare dal rimorso alla missione.
La pace di Gesù suscita infatti la missione.
Non è tranquillità, non è comodità, è uscire da sé.
La pace di Gesù libera dalle chiusure che paralizzano, spezza le catene che tengono prigioniero il cuore.

E i discepoli si sentono misericordiati: sentono che Dio non li condanna, non li umilia, ma crede in loro.
Sì, crede in noi più di quanto noi crediamo in noi stessi.
Ci ama più di quanto noi amiamo noi stessi (cfr. S. J.H. Newman, Meditations and Devotions, III,12,2).

Per Dio nessuno è sbagliato, nessuno è inutile, nessuno è escluso. […]
In secondo luogo, Gesù misericordia i discepoli offrendo loro lo Spirito Santo.
Lo dona per la remissione dei peccati (cfr. vv. 22-23).
I discepoli erano colpevoli, erano scappati via abbandonando il Maestro.
E il peccato tormenta, il male ha il suo prezzo.
Il nostro peccato, dice il Salmo (cfr. 51,5), ci sta sempre dinanzi.

Da soli non possiamo cancellarlo.
Solo Dio lo elimina, solo Lui con la sua misericordia ci fa uscire dalle nostre miserie più profonde.
Come quei discepoli, abbiamo bisogno di lasciarci perdonare, dire dal cuore:
«Perdono Signore».

Aprire il cuore per lasciarci perdonare. Il perdono nello Spirito Santo è il dono pasquale per risorgere dentro.
Chiediamo la grazia di accoglierlo, di abbracciare il Sacramento del perdono.
E di capire che al centro della Confessione non ci siamo noi con i nostri peccati, ma Dio con la sua misericordia.
Non ci confessiamo per abbatterci, ma per farci risollevare. […]

Dopo la pace che riabilita e il perdono che risolleva, ecco il terzo dono con cui Gesù misericordia i discepoli: Egli offre loro le piaghe.
Da quelle piaghe siamo guariti (cfr. 1Pt 2,24; Is 53,5). […]
Le piaghe sono le vie che Dio ci ha spalancato perché noi entriamo nella sua tenerezza e tocchiamo con mano chi è Lui.
E non dubitiamo più della sua misericordia.

Adorando, baciando le sue piaghe scopriamo che ogni nostra debolezza è accolta nella sua tenerezza. Questo succede in ogni Messa, dove Gesù ci offre il suo Corpo piagato e risorto: Lo tocchiamo e Lui tocca le nostre vite.

E fa scendere il cielo in noi. […]
Così hanno fatto i discepoli: misericordiati, sono diventati misericordiosi. […]
Come hanno fatto a cambiare così? Hanno visto nell’altro la stessa misericordia che ha trasformato la loro vita. Hanno scoperto di avere in comune la missione, di avere in comune il perdono e il Corpo di Gesù: condividere i beni terreni è sembrato conseguenza naturale. Il testo dice poi che  «nessuno tra loro era bisognoso» (v. 34).

I loro timori si erano dissolti toccando le piaghe del Signore, adesso non hanno paura di curare le piaghe dei bisognosi.
Perché lì vedono Gesù. Perché lì c’è Gesù, nelle piaghe dei bisognosi. […]

Fratelli, sorelle, lasciamoci risuscitare dalla pace, dal perdono e dalle piaghe di Gesù misericordioso.
E chiediamo la grazia di diventare testimoni di misericordia.
Solo così la fede sarà viva.
E la vita sarà unificata.
Solo così annunceremo il Vangelo di Dio, che è Vangelo di misericordia.

(Letture: At 4,32-35; Sal 117;1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31)