(XV Domenica T.Ordinario Anno A)

“Oggi vi faccio un indovinello: quale è quella cosa che a colui che l’ha, gli viene data in abbondanza, e a colui che non l’ha, viene tolta? – ha detto don Giulio durante l’omelia odierna – sto parlando dell’umiltà, ossia del ‘terreno’ della parabola, che accoglie il seme di Dio, ossia la sua parola.

 

La parola ed il seme sono cose piccole, che però dentro hanno una vita che comunica un’altra vita.
Oggi cerco di entrare nel vostro cuore con la mia parola che porta la Parola di Dio, che cerca di portare frutto e di far crescere.
Anche il seme nel terreno porta vita, ossia un altro seme.
Infatti noi ci salviamo, generando vita.
La felicità non è consumare, ma generare, fare crescere un altro.
In Africa, a seconda di quanti figli hai, sei una persona più ‘ricca’ degli altri.
Nella parabola di oggi il Signore ci indica quatto tipi di umanità, ovvero

1) il terreno del diavolo con lo stesso demonio che tenta sempre ad entrare nel cuore dell’uomo che viene protetto dal Battesimo e… dalla vita in parrocchia;

 

2) il terreno di chi al primo problema molla tutto, ovvero gli istintivi, i superficiali, chi non riesce ad essere fedele, perché non riesce ad aspettare;

 

3) poi il terreno con i rovi, ossia chi ha tante cose da fare che non ha tempo per Dio, avvolto nell’inganno della ricchezza;

 

4) ed infine il terreno che porta frutto, il terreno buono perché l’agricoltore saggio elimina dalla terra tutto ciò che non serve, ossia i sassi.

 

Anche noi dobbiamo eliminare tutte le questioni, problemi, pensieri che ci allontanano dal Signore, per essere solo terreno libero che accoglie il seme di Dio.
Che il Signore ci dia la forza di essere umili, per accettare la Sua parola”.